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FRANCO MURER

29 ottobre 2018, un tornado a spirali multiple sferza i pendii verdi, spezzando violentemente migliaia di alberi. È la tempesta Vaia. Dapprima imperversa una pioggia scrosciante, poi un vento caldo, inaspettatamente, asciuga tutto con violenza e stende a terra innumerevoli alberi, come shangai accavallati, incrociati,giganti sradicati o tranciati. Alberi, fonte di vita per tutto e per tutti. Torrenti impetuosi alzano onde simili a tsunami, rompono gli argini, allagano e allargano il loro letto. È realtà il riconoscere l’impotenza dell’uomo di fronte al potere della natura, prevedibile e imprevedibile, madre e matrigna da sempre. Foto e messaggi che arrivano fanno rabbrividire e… piangere.
Non c’è tempo per piangere, per recriminare, per imprecare. Silenzio e silenzio.
E nel silenzio trovare la forza di muoversi, di muovere le mani. Insieme. Insieme nel collaborare, con la voce che muore in gola, bloccata dalla forte commozione. Chiusa la mente, il cuore detta le azioni da mettere in atto per superare il dolore, per uscire dalla prigione, costruita dal distruttivo evento. Tanta bellezzapare perduta per sempre. Non è così.
Franco Murer intuisce quella apparente materia informe e senza vita come possibile opera d’arte. Matura l’idea di una costruzione che faccia ritornare la vita, che resti a ricordo di quanto avvenuto, che ridia gioia nel contemplare i luoghi intorno. Prende la matita e traduce in segni il frutto del suo pensiero su un cartoncino bianco. Una panca per riposare dalle fatiche, per riflettere, per pensare, per sedersi ad ammirare come sempre il meraviglioso panorama. Una asse di legno a memoria del male sofferto e dell’enorme lavoro compiuto. Una panchina a testimonianza che il bene può vincere il male. Una panchina di legno di larice, albero simbolo, come quelli che, a migliaia, da secoli sostengono Venezia.
L’Amministrazione Comunale apprezza l’iniziativa di Franco Murer e fa portare
al suo studio assi di legno di larice che mostrano le loro venature ferite.

La colomba
La prima panca a uscire dal nido è una colomba, anzi due colombe, con le piume evidenziate dalle striature del legno e sottolineate dall’artista con la vernice nera, anche sulle due sedute, che trovano come unico schienale il corpo della colomba. Nel sedersi su tale simbolo di speranza, si ha la sensazione di poter volare sopra i mali del mondo, fno alle vette che toccano il cielo. Un sorriso spontaneo nasce sulle labbra di chi prova a poggiarsi.

La Farfalla
Dopo le colombe, le civette, gli alberi e le loro foglie, non poteva mancare una farfalla. Con la sua tipica leggerezza apre completamente le sue ali per librarsi nell’aria, sopra la seduta della panca. Pure con la sua delicatezza non ha paura di affrontare il tempo della pioggia, fduciosa che il sole la asciugherà e la scalderà e che il vento la solleverà ancora. Le antenne ben evidenti indicano il cielo, mentre il suo essere è pronto ad abbracciare quanti cercano un attimo di tranquillità, di ricarica delle forze.

Il maestro lascia a chi la ammira indovinare i colori smaglianti che escono dalle linee nere segnate
.

 


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